In Venezuela, avatar combattono la censura

In Venezuela, due avatar creati con l’intelligenza artificiale stanno aiutando i giornalisti indipendenti a dare le notizie che il governo vorrebbe censurare, senza rischiare l’arresto. Si chiamano “La Chama” e “El Pana” e hanno l’aspetto di due ragazzi sui vent’anni. Quasi ogni giorno raccontano ai cittadini venezuelani e al resto del mondo cosa stia davvero accadendo nel Paese, dove il presidente Nicolàs Maduro è rimasto al potere grazie a brogli elettorali ormai accertati. “La Chama” e “El Pana” non sono i primi conduttori televisivi digitali, l’idea era già stata sfruttata dal portale Kuwait News nel 2018, ma è la prima volta questo strumento viene utilizzato per salvaguardare la democrazia e la libertà di informazione.

Cosa sta accadendo in Venezuela, in breve

Il 22 agosto scorso, a distanza di poco meno di un mese dalle elezioni, la Corte Suprema del Venezuela ha confermato la vittoria di Maduro con il 51% delle preferenze. Ma già durante la notte elettorale, a spoglio non ancora ultimato, il Consiglio elettorale aveva proclamato la vittoria del presidente in carica contro il principale partito d’opposizione, guidato da Edmundo Gonzalez Urrutia. Entrambi gli organi sono controllati dal governo. Lo stesso governo che ha impedito la presenza di osservatori indipendenti che vigilassero sul corretto svolgimento dell’intera procedura.

Il risultato ufficiale ha incontrato i dubbi di diversi leader politici tra cui il segretario di stato degli Stati Uniti Antony Blinken e i presidenti di Cile, Colombia, Brasile e Perù. Gonzalez non ha riconosciuto la sconfitta: il 73% delle ricevute del voto elettronico, sostiene, dimostrano il netto vantaggio dell’opposizione, per la verità già anticipato dai sondaggi pre-elettorali. In Venezuela sono esplose le proteste, represse con violenza da polizia ed esercito. «In meno di due settimane, più di mille persone sono state arrestate e almeno 23 uccise», ha comunicato La Chama durante l’apertura del primo notiziario.

I giornalisti indipendenti sono in pericolo

Secondo il sindacato dei giornalisti venezuelani (SNTP) sono già nove quelli arrestati dopo le elezioni. Alcuni sono stati fermati mentre riprendevano le proteste pacifiche, altri sono stati portati via direttamente dalle loro case, altri ancora sono fuggiti all’estero per poter proseguire il proprio lavoro senza il rischio di ritorsioni. L’accusa è “terrorismo e istigazione all’odio” che prevede una condanna fino a 30 anni di carcere.

L’emittente statale VTV avrebbe inoltre licenziato un centinaio di dipendenti a causa di messaggi ostili al governo ritrovati nelle chat di Whatsapp. Nel frattempo, le autorità statali hanno bloccato social media come X o Tik Tok e hanno minacciato di procedere allo stesso modo con la più diffusa app di messaggistica.

I giornalisti avatar creati con l’AI

Per rispondere alla censura tipica di un regime autoritario, i media indipendenti hanno sfruttato tutto ciò che la tecnologia del 21esimo secolo poteva offrire loro. La Chama si presenta con un vestito arancione e i capelli raccolti all’indietro. El Pana indossa una maglietta con il disegno di una scacchiera e porta la barba. Entrambi parlano spagnolo con un leggero accento venezuelano. A prima vista sembrano due giovani giornalisti, ma dopo qualche minuto si notano la cadenza ripetitiva e i movimenti quasi robotici. «Siamo stati creati dall’intelligenza artificiale», ha spiegato subito El Pana, «ma i nostri contenuti sono reali, verificati, di alta qualità e creati da giornalisti».

L’iniziativa è infatti coordinata dalla piattaforma colombiana Connectas e coinvolge una ventina di organi di informazione e verifica e quasi 100 giornalisti indipendenti che forniscono le notizie. Come si intuisce facilmente, se mettessero i propri volti davanti alle telecamere o le firme ai contenuti, sarebbero subito oggetto di persecuzioni da parte del governo. Il loro lavoro si traduce quindi in notiziari periodici presentati da avatar, all’interno del progetto Operación Retuit (Operazione Retweet), chiamato così in risposta all’Operación Tun Tun (Operazione bussare alla porta) con cui il governo di Maduro identifica la repressione nei confronti degli oppositori.

Tutti i conduttori creati con l’intelligenza artificiale

La Chama e El Pana sono gli ultimi di una serie di conduttori e content creator generati con l’intelligenza artificiale. Oltre alla giornalista digitale Fedha di Kuwait News, infatti, esiste l’influencer spagnola Alba Renai che vanta quasi 60mila follower e ha condotto una striscia televisiva sui dietro le quinte di un noto reality. In Italia è invece diventata famosa Francesca Giubelli, sviluppata allo scopo di mostrare le potenzialità dell’AI nel nostro paese, che lo scorso febbraio ha annunciato sui social di aver fondato un partito, Alleanza Italiana, e di volersi candidare alle elezioni europee. Già oggi si esprime su questioni etiche delicate come la gestazione per altri o il fine vita. E infine Channel 1, un’intera webtv retta da avatar che interagiscono tra loro e possono essere personalizzati dagli utenti.

Opportunità e rischi, dunque, considerando che spesso la premessa è “ti raccontiamo le notizie che preferisci tu“.

Per i giornalisti in Venezuela, un’opportunità

Al momento, l’IA non sembra essere in grado di replicare l’esperienza e le capacità che contraddistinguono i giornalisti umani. Come anche il caso del Venezuela dimostra, per garantire la qualità dell’informazione è necessario che le notizie siano procurate e verificate da persone in carne e ossa in grado di porsi e porre domande, approfondire e avere una visione completa del contesto in cui si inserisce un caso di cronaca.

L’intelligenza artificiale è usata come strumento per aggirare la censura e proteggere reporter reali.

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