Sette domande che dovremmo farci su Apple Intelligence
Riguardo Apple Intelligence, bisognerebbe concentrarsi su un “particolare”.
Non si tratta della “nuova” Siri, o della generazione di testi e immagini.
Uno delle cattive notizie della WWDC, per chi usa i dispositivi Apple, riguarda i tempi di rilascio della “nuova” intelligenza artificiale.
Apple Intelligence arriverà – solo su un ristretto numero di dispositivi – il prossimo autunno. E inizialmente sarà disponibile soltanto in inglese.
Si metta per un attimo da parte il fatto che una versione in italiano dell’AI, stando così le cose, non sarà accessibile prima della fine dell’anno. Il destino di Apple non dipende mica dal nostro Paese, in fondo.
Ma da tutti gli altri sì.
Da qui a fine novembre si contano circa sei mesi.
In sei mesi, solo per fare alcuni esempi, poiché la lista potrebbe essere molto più lunga, nel mondo dell’intelligenza artificiale è accaduto questo:
Lancio di Gemini (l’IA più avanzata di Google) – Dicembre 2023
Lancio di Sora (l’IA per i video di OpenAI) – Febbraio 2024
Lancio di Claude 3 (L’IA più avanzata di Anthropic) – Marzo 2024
Lancio di Gpt-4o (L’IA più avanzata di OpenAI) – Maggio 2024
Gpt-4o è il modello di intelligenza artificiale che Apple, nel corso dell’ultima WWDC, ha mostrato sui suoi iPhone.
Siri in questo caso fa soltanto da intermediaria, interrogando ChatGpt quando lo ritiene necessario e dopo l’autorizzazione dell’utente, quindi da questo punto di vista la strategia Apple sembra giusta: se domani ci sarà Gpt-5, al posto di Gpt-4o, o qualsiasi altro modello più avanzato, non cambierà poi molto. iPhone, iPad o Mac offriranno semplicemente un’interfaccia.
Tutti parlano di corsa all’IA. E in molti, fino a ieri, hanno sottolineato il ritardo accumulato da Apple negli ultimi mesi.
La borsa, il giorno dopo la WWDC, ha premiato la Mela: +8,8%. Segno che gli investitori hanno accolto positivamente le innovazioni introdotte dall’amministratore delegato Tim Cook, in particolare la promessa di un utilizzo sicuro dell’IA che mette al primo posto la privacy degli utenti. In questo Apple è maestra, da sempre.
Ma gli azionisti sono consapevoli del fatto che il ritardo di Apple nei prossimi sei mesi continuerà, dal punto di vista commerciale, a crescere?
E poi: da qui a novembre, con l’arrivo molto probabilmente di Sora, di un’interazione più “emotiva” con la straordinaria voce sintetica di ChatGpt e di altre innovazioni che ancora non conosciamo, ma che sembrano spuntare alla velocità della luce, come cambierà il rapporto degli utenti con l’intelligenza artificiale?
Tra sei mesi sarà davvero interessante e utile generare emoticon, oppure dei disegnini per una tesina? Servirà un iPhone per recuperare una foto persa nei meandri del rullino?
E se Amazon, nel frattempo, riuscisse a migliorare sul serio l’assistente virtuale Alexa, rendendola “più umana” come ha promesso a settembre scorso, sfruttando le capacità dell’IA di Anthropic, l’azienda in cui ha investito 4 miliardi di dollari che contende proprio a OpenAI il trono di migliore intelligenza artificiale generativa?
E se Google, nei prossimi mesi, accelerasse sul prototipo di smart glasses che ha lasciato intravedere all’ultimo Google I/O?
E se l’IA di Meta che gira sugli occhiali Ray-Ban diventasse finalmente disponibile anche in Europa?
In sei mesi, nell’era dell’IA, può succedere di tutto.
È vero che Apple ha mosso i primi passi nella corsa all’IA. Ma annunciando degli strumenti che arriveranno solo in autunno, l’azienda di Cupertino rischia di aver fatto solo un poderoso riscaldamento.
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