L’intelligenza artificiale e i libri che James Dean, forse, non avrebbe mai voluto leggere
Il cinema li ha resi immortali. L’intelligenza artificiale farà in modo che diventino eterni sul serio. Quattro attori leggendari – Judy Garland, Burt Reynolds, James Dean e Sir Laurence Olivier – torneranno a parlare nonostante siano deceduti ormai da tempo.
ElevenLabs, un’azienda di ricerca sull’intelligenza artificiale specializzata nella generazione vocale, ha chiuso un accordo con gli eredi dei quattro attori per poter sfruttare la loro voce nella lettura di libri, articoli, persino documenti. Tutto quello, insomma, che le persone caricheranno sulla Reader App sviluppata da ElevenLabs, un’applicazione che consente di ascoltare un testo letto da una voce sintetica, vale a dire generata da un’intelligenza artificiale.
L’IA è infatti in grado sia di generare una voce totalmente nuova, ispirandosi all’enorme quantità di file audio su cui è stata allenata, sia di replicare una voce qualsiasi – di celebrità ma anche di persone comuni – a partire da un campione di pochi secondi.
La Reader App di ElevenLabs, lanciata recentemente, prende articoli, PDF, ePub, newsletter, e-book o qualsiasi altro testo sul telefono di una persona e lo trasforma in una voce che legge il contenuto, “emotivamente ricca e sensibile al contesto”.
Intelligenza artificiale
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31 Gennaio 2024
Per usare le voci di Garland, Reynolds, Olivier e Dean, ElevenLabs ha stretto un accordo con i loro eredi.
Una voce infatti non è protetta da copyright, ma esiste il diritto d’autore su dischi, programmi radiofonici o trasmissioni televisive che la contengono. Per clonare le voci dei quattro attori deceduti, ElevenLabs ha utilizzato quasi certamente delle registrazioni fornite dai loro eredi.
“È emozionante sapere che la voce di nostra madre è disponibile per milioni di persone che la amano – ha detto Liza Minnelli, figlia di Judy Garland e rappresentante della Garland Estate -. La nostra famiglia crede che la tecnologia sviluppata da ElevenLabs porterà nuovi fan a nostra madre, ed entusiasmerà coloro che già amano ciò che ha lasciato e ciò che continua ancora a dare al mondo”.
ElevenLabs non ha comunicato i dettagli economici dei singoli accordi con gli eredi.
L’operazione che resuscita quattro icone del cinema, tuttavia, conferma che l’IA potrebbe generare nuovi introiti per l’industria cinematografica.
Ma a quale prezzo?
“Non conosciamo ancora il presunto mercato per questo tipo di cose, ma si può già vedere con gli audiolibri che quelli letti da voci riconoscibili e celebrità sono un prodotto molto richiesto” ha detto David Gunkel, professore della Northern Illinois University che si occupa di IA e intrattenimento. “Se c’è un modo per far sì che una celebrità faccia diversi tipi di contenuti, senza doverli doppiare in prima persona, questo potrebbe aprire il mercato ancora di più”.
Di certo Hollywood non si fida ciecamente dell’intelligenza artificiale: lo scorso anno sceneggiatori e attori hanno scioperato a lungo per protestare contro l’uso indiscriminato dell’intelligenza artificiale nelle produzioni cinematografiche.
I progressi nel campo dell’IA consentono alle macchine, infatti, di imitare non solo la creatività umana – e dunque le capacità di scrittura che portano alla stesura di un copione o di un dialogo, per esempio – ma anche gli attori in carne e ossa.
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Con l’intelligenza artificiale si creano infatti i deepfake, falsi video e audio in cui le persone – spesso le celebrità – fanno e dicono cose che non hanno mai fatto, né detto. In futuro sarà sempre più semplice, insomma, riportare in vita un attore scomparso oppure clonare un artista vivente.
Soltanto due mesi fa l’attrice Scarlett Johannson si è detta “scioccata” dopo aver riscontrato una profonda somiglianza tra la sua voce e quella, sintetica, creata da OpenAI per leggere i testi generati da ChatGpt.
Nonostante OpenAI sostenga di non aver clonato la voce dell’attrice, che nel 2013 ha doppiato un’intelligenza artificiale chiamata Samantha nel film culto “Her”, Johansson è convinta del contrario.
Oltre alle questioni che riguardano la tutela dei lavori creativi, i diritti di immagine e la concessione di eventuali licenze – da parte di quegli attori che, per esempio, acconsentono all’utilizzo di una loro replica digitale – si pongono delle problematiche etiche.
Tornando al caso di Judy Garland e degli altri attori clonati da ElevenLabs, viene da chiedersi: se fossero vivi, oggi, si sarebbero prestati per la lettura di un libro, di un biglietto di auguri o di un articolo di una rivista – per esempio – scandalistica? E se gli utenti di ElevenLabs faranno leggere alle celebrità scomparse – tra le tante cose inopportune – dei testi che vanno contro i valori e i princìpi in cui credevano quando erano ancora in vita?
Gli eredi degli artisti amministrano i ricavi provenienti dai loro diritti di immagine. Ma hanno anche il diritto di decidere se l’IA può manipolare la loro voce per fargli dire cose che non hanno mai detto?
Non è solo un dilemma etico.
Lo scorso gennaio alcune persone dello stato del New Hampshire, negli Usa, hanno ricevuto una telefonata con un messaggio apparentemente registrato da Biden: invitava a disertare le urne delle primarie del Partito Democratico. Ma Biden non ha mai detto una cosa del genere: la voce del Presidente Usa era stata clonata da un’intelligenza artificiale.
E l’IA utilizzata in quell’occasione appartiene proprio a ElevenLabs.
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