Giappone, il caso Toyoake: 2 ore di smartphone al giorno. Linee guida, non divieti

Toyoake (69mila abitanti, prefettura di Aichi) ha approvato un’ordinanza che invita i residenti a non superare le 2 ore al giorno di uso “ricreativo” di smartphone e altri schermi, escludendo lavoro, studio e faccende domestiche. La misura non è vincolante: nessuna multa o controllo; serve a far riflettere su sonno, rendimento scolastico e vita familiare. È stata approvata dall’assemblea con voto 12–7 e è entrata in vigore il 1° ottobre 2025. Sono indicate anche “coprifuoco” consigliati: ore 21 per bimbi delle elementari, ore 22 per studenti più grandi e adulti.

Perché adesso

Il sindaco Masafumi Koki ha motivato l’iniziativa con i casi di assenze scolastiche e scarsa qualità del sonno legati all’uso eccessivo del telefono. L’obiettivo dichiarato è “stimolare l’auto-valutazione” e discussioni in famiglia, non vietare i dispositivi. L’annuncio ha ricevuto molte critiche (circa l’80% dei feedback locali contrari), giudicando la soglia poco realistica o invasiva della sfera privata.

Cosa prevede (in sintesi)

  • 2 ore/die di tempo ricreativo su smartphone/PC/tablet/console.

  • Nessuna sanzione, nessun tracciamento: è una linea guida.

  • Coprifuoco soft: 21:00 (6–12 anni), 22:00 (13+ e adulti).

  • Esclusi lavoro, studio, faccende.

Precedenti in Giappone

Non è la prima volta che un’amministrazione locale prova a intervenire sulle abitudini digitali: nel 2020 la prefettura di Kagawa ha emanato linee guida (non coercitive) per limitare il gaming dei minori a 60 min. nei giorni di scuola e 90 min. nei festivi; nel 2022 un tribunale ne ha confermato la legittimità proprio perché prive di sanzioni.

Cosa dice la ricerca (e cosa no)

  • Il “quanto” conta meno del “come”: studi longitudinali recenti indicano che sono i pattern di uso “additivo/compulsivo” (uso che interferisce con sonno, studio, umore) a correlare con rischi 2–3 volte maggiori di ideazione o comportamenti suicidari negli adolescenti; il totale ore da solo è un indicatore debole.

  • AAP (pediatri USA): niente tetti rigidi universali; meglio piani familiari che bilancino qualità dei contenuti, co-visione, regole chiare e sonno.

  • OECD 2025: le relazioni tra “tempo schermo” e salute mentale sono complesse e spesso non causali; serve distinguere attività, contesto e vulnerabilità individuali.

  • OMS (0–5 anni): indicazioni stringenti contro l’esposizione precoce (max 1h per 2–4 anni), ma non esistono standard OMS per età scolare/adulti; la priorità resta sonno, attività fisica e routine sane.

Pro e contro dell’approccio Toyoake

Pro

  • Porta il tema nel dibattito pubblico e fornisce un numero-guida semplice.

  • Allinea le regole domestiche (orari di stop) con l’evidenza che sonno e routine contano.

Contro

  • Soglia unica (2 ore) può essere arbitraria e difficilmente adattabile a età, bisogni educativi, disabilità.

  • Rischia di focalizzarsi sul cronometro più che su segnali di uso problematico (irritabilità se senza telefono, rinuncia ad attività, calo del sonno).

Come tradurlo in pratiche utili (per scuole e famiglie)

  • Create un “patto digitale” di classe/famiglia (orari notturni, device fuori dalla stanza da letto, notifiche ridotte).

  • Monitorate qualità e impatto: se il dispositivo ruba sonno o sostituisce attività sociali/sportive, intervenite prima sul “come” (app, routine, co-visione) e poi sul “quanto”.

  • Nella secondaria, puntate su uso intenzionale (studio, creatività, cittadinanza digitale) e pause regolari; le 2 ore possono essere un “semaforo”, non un muro.

Conclusione

L’ordinanza di Toyoake non “bandisce” gli smartphone: offre una cornice simbolica per ricalibrare abitudini che, quando diventano compulsive, possono danneggiare sonno, umore e relazioni. La soglia di 2 ore è un promemoria politico-culturale, non una terapia: la ricerca più solida invita a spostare il focus dal tempo agli effetti e a costruire regole contestuali e condivise.

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