Il pensiero di Xi Jinping nel cyberspazio

Immaginate di potervi collegare a un’applicazione di intelligenza artificiale generativa e di interagire con uno strumento in grado di replicare il pensiero di un grande leader internazionale. Immaginate che dal pensiero di questo leader internazionale siano prodotti libri su libri, che sia materia di studio per i funzionari del suo Partito, del cui statuto è anche entrato a far parte.
Sì, quel leader internazionale è Xi Jinping. E, no, non è ancora del tutto possibile dialogare con un suo avatar. Anche se, qualche giorno fa, la potente amministrazione del cyberspazio cinese ha comunicato il lancio di un modello linguistico di grandi dimensioni (Llm) che potrebbe essere il primo passo per poterlo fare in futuro.

TRA I MEDIA INTERNAZIONALI c’è già chi lo ha ribattezzato “Chat Xi PT”. Il riferimento è al modello messo a punto dall’Istituto di ricerca del cyberspazio cinese, entità che fa parte dell’ente regolatore nazionale. Secondo quanto anticipato dal South China Morning Post, la filosofia del presidente Xi fa parte del “pacchetto” di informazioni e fonti alla base del modello. Si tratta dell’ormai celebre corpus del «pensiero di Xi sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era».

Xi Jinping

Non è l’unica fonte. Come sottolineato dal portale What’son Weibo, ci sono altre sei basi di conoscenza specialistica a comporre la struttura cognitiva del modello, quasi tutte molto specialistiche come il database della conoscenza dell’informazione informatica e altri macro archivi di principi cibernetici e sui meandri della rete internet.

TRA QUESTI, SPUNTA appunto anche il pensiero di Xi, quasi a fungere da architrave retorica e perimetro concettuale di sottofondo. Non evidente in ogni ramificazione, ma comunque discretamente presente per far sì che la nuova era dell’intelligenza artificiale generativa cinese non esca da quella fissata dal presidente, anche in un modello dove comunque il centro di gravità appare il sistema di governance digitale cinese.

Secondo il post di lancio apparso sull’account WeChat del magazine dell’amministrazione del cyberspazio, gli utenti possono selezionare in modo indipendente diverse categorie di basi di conoscenza per domande e risposte intelligenti. Combinando la tecnologia di recupero delle informazioni con la conoscenza specializzata delle informazioni sul cyberspazio, può eseguire domande e risposte intelligenti sul modello chatbot, ma può anche generare articoli, fornire riepiloghi, eseguire traduzioni dal cinese all’inglese e molti altri tipi di attività nel campo della sicurezza informatica.

Il modello viene descritto dalle autorità che lo hanno generato come «sicuro e affidabile», perché non è open source, bensì si basa su una base di conoscenza selezionata con dati generati localmente. Dati provenienti da documenti e fonti ufficiali cinesi, tra cui appunto anche il pensiero di Xi. Negli esempi mostrati sui post, viene proposto un paragone tra le «forze produttive tradizionali» e le «nuove forze produttive».

QUEST’ULTIMA FORMULA è uno degli ultimi cavalli di battaglia del leader cinese, che l’ha citata per la prima volta lo scorso autunno durante un’ispezione nella regione nord orientale dello Heilongjiang, per poi farla assurgere a caposaldo della liturgia lessicale e programmatica durante le «due sessioni» dello scorso marzo. Il modello è per ora in fase di test interno ed è installato esclusivamente sui server dell’Istituto di ricerca del cyberspazio cinese. Non è dunque ancora disponibile per l’uso pubblico, anche se già ora viene aperto a utenti designati su invito.

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La Cina è d’altronde in una fase di attività quasi febbrile sull’intelligenza artificiale e sui suoi rivoli. Così come ha rimodellato la rete internet, impresa che veniva ritenuta impossibile all’alba del nuovo millennio, il Partito comunista cinese (Pcc) prova a incanalare su binari sicuri l’intelligenza artificiale e le sue applicazioni generative. Già da oltre un anno, i colossi digitali cinesi come Baidu, SenseTime e Alibaba sono entrati nel mercato, con modelli ben più simili a Chat GPT rispetto a quello dell’ente regolatore del cyberspazio. Da subito, le autorità di Pechino si sono mosse per regolare il settore, in ampia parte in anticipo rispetto al mondo occidentale.

A MARZO, IL PREMIER LI QIANG ha introdotto un’iniziativa per integrare l’intelligenza artificiale nei settori tradizionali per contribuire a migliorarne le componenti tecnologiche. Non sorprende, visto che come successo per internet, l’ecosistema dell’intelligenza artificiale generativa cinese è più concentrata sulle applicazioni concrete e industriali. Baidu ha per esempio sviluppato partnership con produttori di elettrodomestici e automobili per il suo Ernie Bot.

Anche il nuovo modello forse prematuramente ribattezzato Chat Xi PT sembra rivolto a utenti specialistici. Apre però la strada a futuri utilizzi anche nel campo politico. Immaginiamoci un funzionario del Pcc intento a preparare un discorso pubblico. Un aiuto digitale per controllare che sia tutto in linea con il pensiero del leader sarebbe senz’altro apprezzato.

D’altronde, lo studio del pensiero di Xi e in generale del Partito comunista cinese è sempre più promosso e richiesto. A febbraio, il Comitato centrale del Partito ha emanato un regolamento sullo studio della sua storia. Negli ultimi anni sono sorti una ventina di centri di ricerca sulla dottrina politica del leader, inserita nella costituzione nel 2018. Nel 2019 è stata lanciata l’app Xuexi Qiangguo, «studia per far diventare grande il nostro paese», che mette a disposizione dei test quotidiani sul pensiero di Xi e offre dei premi agli utenti più attivi.

UN PENSIERO che continua ad arricchirsi di nuovi documenti programmatici, anche in materia di politica estera, come dimostrano le varie iniziative (fin qui soprattutto teoriche) di sicurezza e di civiltà globale. Per restare al passo e «raccontare bene la storia della Cina», mantra del Pcc, potrebbe essere gradito l’aiuto di un chatbot della nuova era.

Continua la lettura su: https://ilmanifesto.it/il-pensiero-di-xi-jinping-nel-cyberspazio Autore del post: Il Manifesto Fonte:

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