Perché lo SPID è diventato a pagamento in Italia

Da luglio 2025, alcuni dei principali gestori di SPID in Italia – come Aruba e InfoCert – hanno iniziato a introdurre un canone annuale per il rinnovo del servizio  Nello specifico:

  • Aruba chiede circa 4,90 € + IVA all’anno a partire dal secondo anno di utilizzo, dopo un primo anno gratuito.

  • InfoCert, invece, applica 5,98 € IVA inclusa l’anno fin dal primo anno, a partire dal 28 luglio 2025 .

Ma come mai SPID, nato come servizio pubblico gratuito, sta cambiando modello?


1. Il finanziamento promesso non è arrivato

Nel 2023 il governo italiano ha stanziato 40 milioni di euro per sostenere i gestori SPID, con l’obiettivo di mantenere il servizio gratuito per gli utenti

Questi fondi, però, sono rimasti bloccati per mesi, causando difficoltà economiche ai fornitori, che nel frattempo hanno continuato a investire in infrastrutture, sicurezza, aggiornamenti e conformità normativa.

Senza le risorse pubbliche, le aziende hanno dovuto prendere una decisione: rinunciare all’offerta del servizio o chiedere un contributo agli utenti per garantirne la sostenibilità.


2. Costi crescenti e sostenibilità economica

Chi gestisce SPID – gli Identity Provider autorizzati da AgID – sostiene costi tecnici e operativi elevati: mantenimento delle infrastrutture, costi di assistenza, aggiornamento continuo alla normativa europea (eIDAS), gestione di casi speciali come gli SPID per minori, ecc.

Finora la concorrenza tra provider ha fatto sì che molti offrissero il servizio gratuitamente, ma la combinazione di investimenti continui e mancanza di fondi statali ha comunque reso il modello insostenibile.


3. Servizi aggiuntivi: chi riconosce con video fa pagare

I provider che hanno adottato la tariffa annuale spesso offrono modalità di riconoscimento da remoto (via webcam o videoseflie) senza usare la CIE o la firma digitale, modalità comode ma costose da erogare. Per chi sceglie questa modalità, il costo diventa obbligatorio.

Chi invece possiede Carta d’Identità Elettronica (CIE), Carta Nazionale dei Servizi (CNS) o firma digitale, può attivare SPID gratuitamente anche oggi con molti identity provider.


4. Cosa resta gratis e chi paga ancora

La maggior parte dei provider autorizzati da AgID continua a offrire SPID senza canone di abbonamento per i livelli di sicurezza 1 e 2, purché si utilizzi una modalità di riconoscimento gratuita (CIE, CNS, firma). Tra questi provider ci sono:

  • Poste Italiane (PosteID) – gratuito se attivato con modalità base; alcune modalità alternative (es. via app o ufficio) prevedono costi aggiuntivi per il riconoscimento.

  • Lepida, Namirial, Sielte, EtnaID, Intesi Group, SpidItalia, TIM ID, TeamSystem – offrono SPID gratuitamente se si utilizza CIE, CNS o firma digitale; i costi si applicano se si sceglie il riconoscimento via webcam o video.

In pratica, se non hai bisogno del riconoscimento via streaming, per ora puoi ancora avere SPID gratis.


5. Possibili prospettive future

Molti ritengono che altri provider potrebbero presto seguire Aruba e InfoCert, introducendo anch’essi un canone, soprattutto se il blocco dei fondi statali dovesse continuare Allo stesso tempo, il governo sembra orientato a puntare sempre più sulla Carta d’Identità Elettronica (CIE) e sull’It Wallet, un’app che unifica documenti d’identità digitali e che potrebbe in futuro sostituire SPID o affiancarlo in modo più centrale.


In sintesi

SPID sta diventando a pagamento non per decisione arbitraria, ma come conseguenza di:

  • ritardi nello sblocco dei fondi pubblici destinati ai provider,

  • costi operativi e tecnici sempre più elevati,

  • offrirti la comodità di riconoscimento da remoto senza documenti elettronici,

  • la ricerca di un modello economico sostenibile per chi gestisce il sistema.

Chi può attivarlo con CIE, CNS o firma digitale, al momento riesce a mantenere SPID gratuito. Ma per chi sceglie la modalità video o il riconoscimento via app, è diventato necessario pagare un canone annuo alla fine del primo anno.

Questo cambiamento riflette la crisi del sistema di finanziamento e solleva domande sul ruolo futuro dello SPID nell’identità digitale italiana.

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