Da LinkedIn a X: come possiamo proteggere i nostri dati?

X

Anche X usa i nostri dati per addestrare la sua AI. “Per migliorare continuamente l’esperienza, potremmo utilizzare i tuoi post di X, le interazioni utente, le informazioni inserite e i risultati per Grok a scopi di addestramento e ottimizzazione”. Andiamo in impostazioni, privacy e alla voce Grok togliamo la spunta sull’autorizzazione all’uso.

Meta

Meta – Facebook e Instagram – ha la maggior parte di contenuti personali al mondo, quindi è anche la prima a essere finita sotto i riflettori per il modo in cui li usa a beneficio dell’Ia. L’azienda scrive, nella pagina della nuova informativa privacy, di usare “dati pubblicamente disponibili online e informazioni concesse in licenza”. Usa anche “le informazioni condivise nei Prodotti e servizi di Meta, ad esempio post, foto e relative didascalie”. Almeno, non utilizza “i contenuti dei messaggi privati che scambi con familiari e amici per addestrare le nostre intelligenze artificiali”. Non siamo su Facebook o Instagram? La cosa ci riguarda lo stesso. “Anche se non usi i nostri Prodotti e servizi o non hai un account, potremmo comunque elaborare le tue informazioni per sviluppare e migliorare l’IA di Meta. Ad esempio, questo potrebbe accadere se sei presente in un’immagine condivisa sui nostri Prodotti o servizi da qualcuno che li usa o se qualcuno menziona informazioni su di te nei post o nelle didascalie che condivide sui nostri Prodotti e servizi”.

Il fine è duplice, scrive: migliorare sia l’IA che integrerà nei prodotti Meta (come i chatbot, gli strumenti per creare immagini e campagne pubblicitarie eccetera) sia il suo modello Llama. L’opt out si fa compilando un modulo dalla pagina informativa privacy (www.facebook.com/help/contact/6359191084165019).

Dobbiamo indicare il nostro Paese, la mail, perché ci opponiamo ossia “spiegaci che impatto ha su di te questo trattamento dei dati”.

L’importanza dell’opt out

Questi sono soltanto alcuni esempi popolari. Sono molte le piattaforme che usano i nostri dati a tal scopo (Adobe, OpenAI, Hubspot, WordPress…). E, a prescindere da come vada a finire la partita con l’Europa, è bene diventare consapevoli di quelle opzioni di opt out. Non è solo una questione di esercizio di un diritto, quello della privacy. I nostri dati sono preziosi, sempre più, man mano che la spesa in IA (e le quotazioni delle relative aziende) continua a salire a livelli stratosferici. Ma questo valore è un “nostro” valore solo se possiamo essere in grado di controllarlo.

Continua la lettura su: https://www.ilsole24ore.com/art/da-linkedin-x-come-possiamo-proteggere-nostri-dati-AG7uaMN Autore del post: Il Sole24Ore Tecnologia Fonte:

Il Ministero delle Pari Opportunità finanzia il tuo corso digitale

Dipartimento Pari Opportunità

Chiedi tutte le informazioni a genitoridigitali@koinokalo.it

Partecipa ai corsi gratuiti

Articoli Correlati

Targeting comportamentale: così le aziende “pilotano” le nostre scelte online

La raccolta dati e il targeting comportamentale sono strumenti essenziali per le imprese, ma sollevano importanti questioni di privacy e conformità normativa. Esploriamo le metodologie di raccolta dati, le tecniche di targeting comportamentale, le implicazioni giuridiche e le sfide etiche, evidenziando la necessità di un equilibrio tra innovazione e tutela dei diritti
L’articolo Targeting comportamentale: così le aziende “pilotano” le nostre scelte online proviene da Agenda Digitale.

AI Act e Gdpr: come si integrano le norme sulla protezione dei dati

L’AI Act regolamenta in maniera organica lo sviluppo, l’immissione sul mercato e l’uso dei sistemi di intelligenza artificiale. La disciplina della protezione dei dati personali resta però primariamente affidata al GDPR. In questo quadro normativo, la compliance in materia di data protection nel contesto dell’intelligenza artificiale presenta molteplici e sfidanti questioni interpretative
L’articolo AI Act e Gdpr: come si integrano le norme sulla protezione dei dati proviene da Agenda Digitale.

[mwai_chatbot id="chatbot-h9et3q"]