Intelligenza artificiale, solo il 44% delle PA italiane ha identificato use case. Siamo ultimi fra i big mondiali

In Italia soltanto il 44% delle amministrazioni pubbliche ha identificato casi d’uso concreti dell’AI, mentre il 30% non ha ancora esplorato a pieno le opportunità offerte da queste tecnologie.  E’ questo uno dei principali dati che emergono dallo studio sul ruolo e l’impatto dell’intelligenza artificiale nella Pubblica amministrazione italiana realizzato da Salesforce Italia in collaborazione con Teha Group per analizzare come l’adozione dell’AI possa migliorare l’efficienza dei processi pubblici e la qualità dei servizi ai cittadini, proponendosi come una leva strategica per la trasformazione digitale a lungo termine.

Indice degli argomenti

Ripensare la PA italiana

“L’Intelligenza Artificiale offre una straordinaria opportunità per ripensare la Pubblica Amministrazione italiana, rendendola non solo più efficiente, ma anche più vicina alle esigenze dei cittadini – afferma Paolo Bonanni, Regional Vice President e Public Sector Leader per Salesforce Italia – Grazie a questa ricerca, vogliamo fornire alle istituzioni italiane una guida concreta per accelerare la trasformazione digitale. La collaborazione tra pubblico e privato, unita a una chiara visione strategica, è essenziale per realizzare un cambiamento che impatti positivamente la vita di milioni di cittadini, migliorando la qualità dei servizi e rafforzando la fiducia nel sistema pubblico”.

Il gruppo di lavoro permanente per l’Ai nella PA

Il Rapporto 2024 è il risultato di un grande percorso di confronto e di ingaggio con oltre 60 vertici delle nostre Pubbliche Amministrazioni. Le attività di tale Gruppo di Lavoro Permanente hanno avuto l’obiettivo di gettare le basi per avviare un processo di innovazione profonda e sostenibile, ponendo le fondamenta per una trasformazione significativa della Pubblica Amministrazione – sottolinea Corrado Panzeri, Partner e Responsabile Area Innovazione e Tecnologia di TEHA Group – Nel 2024, il percorso del Gruppo di Lavoro Permanente ha compiuto un significativo passo avanti con un orientamento sempre più concreto e tangibile. Con un approccio pragmatico, ci siamo concentrati su elementi chiave che possono accelerare l’adozione dell’IA a vari livelli della Pubblica Amministrazione, individuando ambiti di applicazione, best practice e fattori determinanti per migliorare la qualità della vita dei cittadini, l’efficienza delle strutture pubbliche e l’attrattività del sistema-Paese”.

La necessità di indirizzi politici

Tra i cinue punti cardine emersi dalla ricerca il primo riguarda il ruolo della leadership politica, che dovrebbe essere “forte e visionaria”, per spingere sull’adozione dell’Intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione. E se in Italia il lavoro sui casi d’uso è ancora alle fasi iniziali, lo stesso principio non vale per altri Paesi che hanno assunto il ruolo di “guida” a livello internazionale, come ad esempio Stati Uniti e Regno Unito, dove la presenza di una chiara strategia nazionale ha accelerato l’adozione dell’AI nelle strutture pubbliche.

Tra i consigli che lo studio evidenzia c’è l’importanza di monitorare le soluzioni tecnologiche di IA implementate e di aggiornare la strategia nazionale, orientando i nuovi obiettivi e le misure con gli sviluppi tecnologici più recenti, senza dimenticare di adeguare la normativa e le regolamentazioni dell’IA sulla base dei risultati ottenuti dalle sperimentazioni e dalle best practice internazionali.

Il gap di competenze

Tra i problemi da risolvere con più urgenza per favorire al diffusione delle soluzioni di intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione il report cita il divario nelle competenze digitali nella PA. Infatti a oggi soltanto il 7,4% del personale pubblico ha una conoscenza di base dell’AI e il 46,2% delle amministrazioni è carente di competenze avanzate in ambito Ict. Per superare questo ostacolo lo studio propone lo sviluppo di programmi di formazione continua in collaborazione con il settore privato, per fornire al personale pubblico le competenze necessarie per gestire e implementare soluzioni AI.

“La creazione di partenariati pubblico-privato non solo accelererebbe l’innovazione tecnologica – spiega la ricerca – ma permetterebbe anche alla PA di beneficiare delle esperienze e delle tecnologie più avanzate messe a disposizione dalle aziende italiane”. Tutto questo rendendo strutturale un programma nazionale di alfabetizzazione sull’IA con il coinvolgimento attivo e la partecipazione diffusa anche del pubblico impiego.

Il patrimonio informativo pubblico

Nella “ricetta” messa a punto da Salesforce e Teha Group c’è anche l’idea di mettere la pubblica amministrazione nella condizione di sfruttare a meglio i propri dati per migliorare l’efficienza operativa, dal momento che soltanto il 23,1% del campione oggi è in grado di farlo. Per questo potrebbe essere utile creare un “catalogo nazionale dei dati pubblici” utile come base per costruire nuovi servizi digitali, valutando anche le opportunità di condivisione con altri soggetti. “Sarà fondamentale favorire e garantire l’interoperabilità tra le amministrazioni e la sicurezza delle informazioni – spiega ancora la ricerca – La valorizzazione del patrimonio informativo permetterebbe di creare servizi più efficaci e personalizzati per i cittadini, ottimizzando allo stesso tempo i processi interni della PA”.

Best practice da condividere

Condividere esperienze e best practice tra le pubbliche amministrazioni potrebbe aiutare a favorire la diffusione dell’AI nella PA: ma oggi soltanto il 25,9% delle amministrazioni ha avviato programmi di formazione specifici sull’AI, e la frammentazione degli sforzi limita l’efficacia delle iniziative. Per questo Salesforce e Teha Group propongono la creazione di un Osservatorio Nazionale sull’AI nella PA, che abbia il compito si raccogliere, analizzare e diffondere i casi di successo, oltre che di facilitare il confronto tra le diverse amministrazioni a livello nazionale e internazionale.

Nuovi modelli operativi

Per sfruttare la meglio l’intelligenza artificiale nella Pubblica amministrazione, infine, sarebbe necessario rivedere i modelli operativi esistenti, ridefinendo la governance e puntando su un approccio etico e trasparente, capace di garantire l’inclusione e la protezione dei dati personali. Per questo il report suggerisce lo sviluppo di task force specializzate, percorsi di formazione ad hoc per i dipendenti pubblici e un quadro normativo flessibile, che incentivi l’adozione di tecnologie emergenti senza compromettere i diritti dei cittadini.

Autore del post: CorCom Fonte: https://www.corrierecomunicazioni.it/ Continua la lettura su: https://www.corrierecomunicazioni.it/pa-digitale/intelligenza-artificiale-solo-il-44-delle-pa-italiane-ha-identificato-use-case-siamo-ultimi-fra-i-big-mondiali/

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