Se togliere il cellulare a un tredicenne diventa maltrattamento

Quando il Digitale Diventa una Necessità: La Storia di una Ragazzina di 13 Anni e il Suo Rapporto con lo Smartphone
Un semplice litigio sui voti scolastici si è trasformato in un caso che ha coinvolto servizi sociali, neuropsichiatria infantile e forze dell’ordine. Una ragazzina di 13 anni, residente a nord di Bari, ha deciso di chiamare il numero di emergenza per l’infanzia, 114, dopo che il padre le aveva tolto l’accesso a Internet. Secondo la giovane, il gesto rappresentava un maltrattamento da parte dei genitori. Da quel momento, è scattata la procedura prevista nei casi di sospetta violenza sui minori, portando a un’indagine condotta dalla Procura di Trani.
Dipendenza da Smartphone e Impatto sui Voti Scolastici
Secondo gli esperti coinvolti nel caso, la tredicenne presentava una forte dipendenza dal cellulare, con un utilizzo medio di circa 10 ore al giorno. Questo comportamento, secondo i genitori, sarebbe stato uno dei principali motivi del calo dei voti scolastici e, di conseguenza, delle punizioni ricevute. Durante un’udienza, la giovane ha confermato che le veniva tolto il telefono dopo brutti voti a scuola, una misura che ha percepito come ingiusta e oppressiva.
Privacy e Regolamentazione dei Social Network per Minori
Oltre all’aspetto educativo e psicologico, il caso porta a una riflessione sul tema della privacy digitale e della sicurezza online. La normativa italiana stabilisce che l’età minima per l’accesso ai social network sia di 14 anni, mentre il Regolamento Europeo (GDPR) la fissa a 16 anni. Tuttavia, chiunque abbia meno di 14 anni può utilizzare i social solo con il consenso dei genitori. Nel caso in esame, l’uso dello smartphone e dei social sembra essere stato concesso dai genitori, ma senza un’adeguata regolamentazione familiare.
Il Ruolo dei Genitori nella Digital Education
Come evidenzia Ivano Zoppi, segretario generale della Fondazione Carolina, l’episodio riflette una crisi più ampia nella gestione dell’educazione digitale da parte dei genitori. Spesso, l’unica soluzione adottata dagli adulti è la punizione, ovvero togliere il cellulare, senza una reale educazione all’uso consapevole della tecnologia. Ma è giusto privare improvvisamente un ragazzo del proprio dispositivo senza aver stabilito prima delle regole chiare?
Secondo gli esperti, il problema non è il telefono in sé, ma il modo in cui viene gestito. Per molti ragazzi, lo smartphone non è solo un passatempo, ma un ambiente sociale e informativo in cui costruiscono parte della loro identità. Eliminare improvvisamente questo strumento può portare a un senso di ingiustizia e frustrazione, come accaduto alla giovane barese.
Educazione Digitale e Prevenzione: Il Lavoro della Fondazione Carolina
L’obiettivo, come sottolineato da Zoppi, è evitare che situazioni simili si ripetano, promuovendo una cultura di educazione digitale nelle scuole e nelle famiglie. Non basta vietare o limitare, bisogna guidare i ragazzi a un uso consapevole della rete e dei social. Fondazione Carolina lavora attivamente per offrire strumenti educativi a famiglie, scuole e istituzioni, con percorsi formativi volti a prevenire il cyberbullismo, l’abuso di smartphone e i rischi legati alla dipendenza digitale.
Conclusione: Serve un Approccio Educativo al Digitale
Il caso della ragazza di Bari solleva interrogativi cruciali su educazione digitale, dipendenza da smartphone e ruolo genitoriale. È il cellulare la causa dei brutti voti? Oppure il problema è la mancanza di dialogo tra genitori e figli?
L’episodio dimostra quanto sia necessario un approccio educativo e non punitivo, per far comprendere ai giovani l’importanza di un uso equilibrato della tecnologia, senza dover ricorrere a soluzioni drastiche. Solo così si potrà prevenire il disagio giovanile legato all’abuso del digitale e garantire un rapporto più sano con la tecnologia.
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