“Nucleare in Italia nel 2030? Infattibile Mancano lavoratori specializzati”

“Orsini ha ragione a premere sul ritorno dell’atomo blu. Occidente indietro rispetto Cina e Russia”. Parla Monti, presidente dell’Associazione Italiana Nucleare

La Confindustria di Orsini parte dal nucleare. Il neo presidente degli industriali italiani non ha dubbi: l’indipendenza energetica è cruciale per la competitività e la sicurezza nazionale, e sottolinea: “Serve sostenere il nucleare di ultima generazione”. Una posizione che trova eco nelle parole del ministro dell’Impresa e del Made in Italy, Adolfo Urso, che aveva definito- in un’intervista rilasciata al direttore di Affaritaliani.it Angelo Maria Perrino-il nucleare essenziale per Italia ed Europa, con l’obiettivo di avanzare verso i reattori di nuova generazione (Smr) e la fusione nucleare entro il 2050. 

Si torna quindi a parlare di un “ritorno all’atomo” nel Paese. Ma a che punto siamo veramente e cosa dobbiamo aspettarci per il futuro? Affaritaliani.it ne ha parlato con Stefano Monti, presidente dell’Associazione Italiana Nucleare e recentemente eletto presidente anche della European Nuclear Society.

Ingegnere, siamo all’alba del rinascimento nucleare. Che tempi ha l’Italia? 

Se parliamo delle tecnologie nucleari attualmente disponibili, come i reattori di terza generazione e il relativo combustibile, possiamo fare stime realistiche su tempi e costi. Tuttavia, per tecnologie ancora in fase di sviluppo, che potrebbero essere disponibili tra 10 o magari 40 anni, il discorso è diverso.

L’Italia non deve solo acquistare un reattore. L’ultima volta che l’Italia ha svolto questo tipo di lavoro risale agli anni ’80, quindi quello che effettivamente manca è il fattore umano: oggi mancano le risorse specializzate che un tempo operavano nel settore nucleare italiano. Nulla d’impossibile. Basti pensare che gli Emirati Arabi, con gli investimenti giusti, ha realizzato un reattore di attuale generazione in 8-10 anni, e non avevano nemmeno un ingegnere nucleare. L’hanno fatto loro, la Turchia, la Bielorussia, come non può l’Italia che ha delle competenze di partenza di tutto rispetto, competenze che distribuiamo in tutto il mondo. Non partiamo da zero.

Quindi, è corretto dire che l’Italia è in ritardo rispetto ad altri paesi, grandi potenze come Russia e Francia, quando si tratta di sviluppare l’energia nucleare?

Chi il nucleare l’ha sempre maneggiato le competenze e le infrastrutture li ha già a disposizione. L’Italia non dappertutto. Per entrare nel campo del nucleare in modo adeguato sono necessari una serie di passaggi. Prima di tutto occorre un quadro legislativo specifico e un’autorità di sicurezza dedicata. È necessario anche un periodo di valutazione e aggiornamento delle infrastrutture esistenti per garantire che rispondano agli standard internazionali di sicurezza.

Il processo totale per portare l’Italia al punto di avere un reattore nucleare operativo richiederebbe circa dieci anni, tra normative, installazione e l’avvio del reattore stesso. Questo vale sia per i reattori tradizionali che per le nuove tecnologie, come i cosiddetti Small Modular Reactor, anch’essi probabilmente disponibili in una decina di anni, perchè non lontanti da una tecnologia che esiste già.

Non a caso il governo intende puntare non alle grandi centrali di 3ª generazione ma all’installazione di reattori Smr (Small Modular Reactor)

Gli Smr non sono disponibili oggi, e non penso sia ragionevole pensare che il primo esemplare di questi sarà fatto in Italia. Per 40 anni non abbiamo fatto nucleare, quindi lasciamolo fare ai francesi, agli americani o agli inglesi, che tra l’altro hanno continuato imperterriti sul nucleare ed è per questo che hanno i prezzi dell’elettricità più bassi dei nostri. Ed è per questo che Orsini dice che ci vuole il nucleare, abbiamo prezzi dell’energia insostenibili per colpa delle scelte scellerate in Occidente. 

Che intende?

Che il mondo occidentale è dieci/vent’anni indietro rispetto a Cina e Russia, i nostri competitor. Quindi il presidente Orsini fa bene a dire ‘basta’ e premere per rimettersi in fila il prima possibile.

E sul piano di Eni di avere una prima centrale a fusione entro una decina d’anni?

Entro il 2030? Non lo vedo possibile perchè ci sono ancora questioni irrisolte, addirittura di fisica. Quindi siamo scettici a riguardo e non possiamo prenderci il rischio di aspettare la fusione, solo per ridurre i tempo. Ci sono delle tappe da seguire: fare i reattori esistenti, poi quelli che saranno disponibili fra pochi anni e nel frattempo continuare ricerca, sviluppo e innovazione in quelli della prossima generazione e così andare fino alla fusione. Tra l’altro è anche uno dei Paesi leader nel programma europeo della fusione.

Autore del post: Affari Italiani Fonte: https://www.affaritaliani.it/

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