Generazione onlife: la sfida dell’educazione digitale

Negli ultimi decenni, la diffusione delle tecnologie digitali ha trasformato radicalmente il mondo e il modo in cui tutte e tutti noi viviamo. Nuovo è anche il modo con il quale i bambini e le bambine e gli adolescenti interagiscono con il mondo.

Secondo il Report “Digital 2023” di We Are Social, in Italia oltre il 90% dei giovani di età compresa tra 15 e 24 anni ha accesso a Internet e al mondo della rete.

Indice degli argomenti

Le opportunità dell’interconnessione

Questa interconnessione offre opportunità uniche e straordinarie che vanno dalla costruzione di reti formali e informali, alla possibilità di instaurare alleanze e di creare comunità virtuali favorendo l’empowerment individuale e collettivo. In tal senso, si pensi ad esempio ai numerosi movimenti che vedono il coinvolgimento di giovani da tutto il mondo su temi quali il cambiamento climatico e la tutela dei diritti umani in uno scenario complesso e feroce come quello odierno, dimostrando il potenziale della rete come strumento di mobilitazione sociale e politica. Inoltre, l’accesso a Internet facilita certamente l’acquisizione di informazioni e risorse che, fino a pochi decenni fa, sarebbero state inaccessibili per gran parte della popolazione giovanile.

Sfide e rischi digitali da non sottovalutare

Tuttavia, al fianco di queste opportunità emergono sfide e rischi di notevole portata che non possono essere ignorati o sottaciuti. In prima battuta si pensi alla disinformazione dinnanzi alla quale la mancanza di alfabetizzazione digitale in alcuni casi, e in altri, di analisi critica, rappresentano sfide che interessano assai da vicino la popolazione giovane.

E ancora, si pensi a fenomeni come il cyberbullismo e hate speech, che si manifestano sempre più di frequente nelle interazioni virtuali, con conseguenze devastanti sui giovani che sul lungo termine possono portare ad un completo isolamento sociale, ad una vera e propria autoreclusione in uno stato di forte ansia ed estraniamento dal mondo esterno (è questo il caso dei cosiddetti giovani hikikomori).

Normative e diritti dei minori

Se guardiamo all’orizzonte normativo non possiamo non rilevare come la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza delle Nazioni Unite, che stabilisce universalmente i diritti civili, politici, economici, sociali, sanitari e culturali dei bambini e delle bambine, sottolinea l’importanza di garantire un ambiente sicuro e favorevole per lo sviluppo dei minori, con particolare attenzione alle nuove tecnologie. Con riguardo all’impianto normativo nazionale il nostro codice civile disciplina quanto segue: il diritto del minore a vivere, crescere ed essere educato nell’ambito di una famiglia è assicurato senza distinzione di sesso, di etnia, di età, di lingua, di religione e nel rispetto della identità culturale del minore e comunque non in contrasto con i principi fondamentali dell’ordinamento.

“Ambiente”, nell’accezione richiamata, è da intendersi non solamente con riferimento allo spazio fisico ma anche del digitale, in quanto rappresenta senza dubbio una dimensione centrale e assai frequentata dai giovanissimi.

Digitalizzazione e pandemia: le conseguenze

Oggi, le tecnologie digitali sono parte integrante della vita di bambini, bambine e adolescenti, quali strumenti irrinunciabili di comunicazione, relazione e apprendimento.

In quanto tali, soddisfano bisogni fondamentali, offrono opportunità di crescita e partecipazione e possono assicurare il godimento dei loro diritti, sanciti dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’infanzia (CRC) del 1989.

La crisi determinata dalla pandemia da Covid-19 ne ha ampliato l’uso ed ha abbassato ulteriormente la fascia d’età di chi accede alle tecnologie digitali, rafforzando una tendenza già in atto negli ultimi anni e che ci richiede molta attenzione. Alla frequentazione degli ambienti online, infatti è associato anche l’esposizione a rischi relativi a contenuti inappropriati o dannosi (sia in riferimento all’età, sia in riferimento all’esposizione a messaggi violenti), contatti indesiderati o pericolosi, comportamenti che configurano forme di vulnerabilità, violenza, abuso e maltrattamento.

Bambini, bambine e adolescenti hanno quindi bisogno del dialogo e del confronto con adulti di riferimento, che li proteggano da piccoli e che man mano li accompagnino nel comprendere gli ambienti digitali, nel riconoscimento e nella gestione delle proprie emozioni, nello sviluppo di progressiva autonomia, responsabilità e senso critico, tutto questo considerando che la loro vita, come la nostra, è anche “online”.

Non è infatti più utile ragionare in termini di distinzione tra “offline” e “online” se si vogliono comprendere i cambiamenti che stiamo vivendo, anche a ragione dell’età precoce dell’accesso ad ambienti digitali, e dell’integrazione delle nostre esperienze con l’uso e la presenza di tecnologia, smartphone, tablet, smart tv, assistenti vocali (“smart speaker”), videogiochi: “onlife” è un neologismo coniato da Luciano Floridi (The Onlife Manifesto. Being Human in a Hyperconnected Era, Springer, 2015: https://link.springer.com/content/pdf/10.1007/978-3-319-04093-6.pdf) appunto per descrivere questa nostra nuova dimensione dell’esistenza.

Educazione: comprendere le cause della vulnerabilità dei minori

Alla luce delle attuali e persistenti sfide, è necessario come suggerito anche in un recente volume dal titolo Tutela del minore nella società digitalizzata. Analisi giuridica, filosofica e psicologica delle questioni legate all’uso delle nuove tecnologie a cura di Marco Martorana e Giuliana Guadagnini (Key editore, 2023, eBook, prefazione di Ginevra Cerrina Feroni) riconoscere la vulnerabilità dei minori nel contesto digitale, ridefinirne i contorni e comprenderne a fondo le cause, per poter sviluppare politiche educative realmente efficaci che non solo informino i giovani riguardo ai rischi ai quali sono esposti, generando quindi consapevolezza ma siano anche capaci di fornire loro ‘una cassetta degli attrezzi’, ossia strumenti per navigare, frequentare e attraversare il mondo digitale in modo sicuro e responsabile.

L’importanza di un’educazione alla cittadinanza digitale

Recenti linee di studio, che si stanno sempre più via via consolidando, mostrano la necessità di introdurre disposizioni normative, una legislazione che non solo regoli l’accesso alle tecnologie, ma promuova attivamente un’educazione alla cittadinanza digitale, tramite la realizzazione di un’unica cabina di regia centrale che sappia poi muoversi su più livelli, come a esempi: i programmi scolastici, il mondo dell’associazionismo, quello del tempo libero affinché i giovani diventino non solo meri consumatori passivi di contenuti, ma anche produttori critici responsabili e consapevoli.

Un recente studio condotto dal Digital Education Action Plan gruppo di lavoro istituito dalla Commissione Europea che definisce una visione comune per un’istruzione digitale di alta qualità, inclusiva e accessibile in Europa e punta a sostenere l’adeguamento dei sistemi di istruzione e formazione degli Stati membri all’era digitale entro l’anno 2027, ha evidenziato l’importanza di una formazione che integri competenze digitali e valori etici, per preparare i giovani a affrontare le sfide del XXI secolo.

In questo contesto, l’educazione alla cittadinanza globale diventa perno centrale ed essenziale.

Secondo il Rapporto dell’UNESCO “Global Citizenship Education: Preparing learners for the challenges of the 21st century” (2015), questa forma di educazione mira a sviluppare competenze critiche e una consapevolezza delle questioni globali, preparando i giovani a partecipare attivamente a società diversificate e sempre più interconnesse. La cittadinanza digitale, quindi, non può essere dissociata da un’educazione che integri valori di rispetto, responsabilità e impegno civico su scala planetaria.

Videogiochi: occhio alle rappresentazioni di genere

In questo contesto un’attenzione particolare va rivolta anche alle forme del gioco on line. Tra i media digitali più influenti sulle nuove generazioni vi sono certamente i videogiochi. I videogiochi rappresentano un fenomeno di primaria importanza non solo per l’intrattenimento, ma anche per il loro potenziale formativo e culturale. Come sottolinea Carlo Arrighi, esperto del tema dell’Università di Bologna, nel suo contributo “Videogiochi al femminile tra stereotipi e nuove tendenze” pubblicato sulla rivista Clionet , l’industria videoludica ha superato per fatturato quella cinematografica e musicale, diventando uno dei principali veicoli di socializzazione per le giovani generazioni​.

Si registra, più in particolare, un cambiamento significativo nelle rappresentazioni di genere all’interno dei videogiochi, un aspetto cruciale in un mondo in cui i giovani trascorrono molte ore interagendo con questi contenuti. Da un lato, se fino agli anni Duemila i personaggi femminili erano relegati al ruolo di “damigelle in pericolo”, come la principessa Peach in Super Mario Bros o Zelda in The Legend of Zelda, oggi assistiamo a una maggiore presenza di protagoniste femminili forti e indipendenti, come Lara Croft di Tomb Raider e Aloy di Horizon Zero Dawn, tuttavia, nonostante questi progressi, dall’altro lato, permangono ancora modelli stereotipati e sessualizzati.

È essenziale, dunque, riflettere su come queste rappresentazioni influenzino la percezione della cittadinanza globale e digitale tra i giovani. Se i videogiochi possono rappresentare uno strumento educativo potente, dall’altro è fondamentale che i contenuti promossi siano rispettosi delle diversità di genere.  Includere anche questi elementi nella nostra riflessione arricchisce il discorso sulla consapevolezza e l’educazione ad una cittadinanza digitale.

Iniziative per la sicurezza online

Rispetto al tema della consapevolezza e della responsabilità condivisa e un’importante iniziativa dal titolo “Safer Internet Day, promossa dall’Unione Europea e supportata da organizzazioni come Save the Children.

Questo evento, che si celebra con cadenza annuale (l’ultima è stata il 6 febbraio scorso, la nuova edizione sarà il prossimo 11 febbraio 2025), mira a sensibilizzare i giovani, i genitori e gli educatori sull’importanza della sicurezza online e dell’uso responsabile delle tecnologie digitali. Save the Children, attraverso il suo programma “Safer Internet”, offre risorse educative e strumenti pratici per promuovere un utilizzo consapevole e sicuro di Internet tra i giovani.

Lo stesso spirito muove il progetto SAFELY – Social media Awareness For Education and Legal Youth che vede il coinvolgimento del CRID – Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità dell’Università di Modena e Reggio Emilia nell’ambito Spoke 8 “Risk Management and Governance” della Fondazione SERICS (PE SERICS – PE00000014 – tematica n° 7 “Cybersecurity, nuove tecnologie e tutela dei diritti”): in un’epoca in cui la tecnologia pervade ogni aspetto della vita dei giovani, esso mira a fornire una formazione attenta rispetto alle sfide e alle opportunità del digitale, tramite la realizzazione di moduli che aiutino i giovani a riconoscere, prevenire e affrontare comportamenti discriminatori, reati e crimini digitali.

È essenziale che tutte le parti coinvolte – famiglie, scuole, istituzioni e comunità – collaborino per creare un ambiente di apprendimento che promuova la consapevolezza, il rispetto e la partecipazione attiva. Ovviamente anche il mondo accademico deve fare la sua parte.

Autore del post: Agenda Digitale Fonte: https://www.agendadigitale.eu/ Continua la lettura su: https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/generazione-onlife-la-sfida-delleducazione-digitale/

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