Più di cento aziende hanno firmato il Patto Ue per l’intelligenza artificiale. Mancano all’appello Meta e Apple
Bruxelles – Sull’intelligenza artificiale (Ia) la Commissione europea gioca d’anticipo: il Patto per l’Ia proposto da Bruxelles ha raccolto più di cento adesioni. I firmatari si sono impegnati da subito a implementare e attuare i requisiti dell’Ia Act, il primo quadro giuridico europeo sull’intelligenza artificiale.
La messa a terra delle misure dell’Ia Act, che in media saranno applicabili dopo due anni, richiederà una transizione impegnativa. La Commissione, per sostenere i futuri cambiamenti, ha invitato da novembre 2023 le aziende a esprimere interesse. Il risultato è l’impegno volontario dell’industria ad anticipare la legge sull’intelligenza artificiale e ad iniziare ad attuarne i requisiti prima della scadenza legale.
Il Patto sull’intelligenza artificiale ha due pilastri fondamentali: la collaborazione e la conformità. Per il primo, l’obiettivo è la diffusione del know how delle aziende, con l’acquisizione delle buone prassi degli altri partecipanti a questa fase preparatoria. Altra proposta è proprio di fornire una piattaforma online che riguardi il processo di implementazione dell’Ia, per favorire lo scambio tra le aziende.
Il secondo pilastro ha l’obiettivo di delineare un quadro di riferimento per l’attuazione delle norme. Il presupposto è che le aziende diffondano proattivamente le pratiche attuate con le altre imprese, per favorire l’allineamento verso gli obiettivi di trasparenza e i requisiti ad alto rischio, in particolare per gli sviluppatori e rivenditori di sistemi di intelligenza artificiale. Si parla di impegni concreti, con azioni in corso o pianificate e i relativi calendari di riferimento.
Gli obiettivi sono quelli di costruire delle fondamenta solide, basate sulla fiducia nelle tecnologie dell’Ia. Alle aziende è richiesto di impegnarsi sulla creazione di una strategia di governance, sulla mappatura dei sistemi ‘ad alto rischio’ e la diffusione di conoscenza dell’Ia tra il personale. Oltre a questi obiettivi chiave, più della metà dei firmatari si è impegnata a rispettare ulteriori impegni, tra cui garantire la supervisione umana, mitigare i rischi ed etichettare in modo trasparente alcuni tipi di contenuti generati dall’Ia.
Tra i partecipanti, mancano all’appello alcuni colossi, come Meta, Apple o Mistral. Non fa ben sperare sull’efficacia delle norme europee.
Dal Berlaymont c’è una risposta ferma: la partecipazione al Patto è volontaria ed è importante per programmare un lavoro che andrà comunque fatto in futuro. I firmatari sono più di cento, contano Google e Microsoft tra questi (che nella lista delle grandi aziende hanno la loro importanza) ma anche alcuni dei principali sviluppatori di intelligenza artificiale, come OpenAi (creatore del ben noto ChatGpt). “L’intelligenza artificiale offre molti benefici a tutti noi, ma comporta anche dei rischi”, ha commentato oggi Thomas Regnier, portavoce della Commissione, “invitiamo tutte le aziende ad aderire a questa iniziativa“.
In ogni caso, le aziende dovranno adeguarsi alle norme quadro dell’Ue sull’intelligenza artificiale nel momento in cui diventeranno effettive. Per quelle che si sono mosse in anticipo partecipando al Patto, la strada potrebbe essere semplicemente più spianata.
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